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Caro direttore, l’Europa ai margini: il nuovo ordine mondiale si disegna altrove. «Follow the money» è il mantra che ormai guida la costruzione della nuova geopolitica i cui interpreti sono Donald Trump, Mohammad Bin Salman e Benjamin Netanyahu. Il recente vertice Usa-Russia sulla pace in Ucraina, ospitato nella residenza reale saudita, il Diriyah Palace di Riyadh, è solo la punta dell’iceberg di una serie di incontri tra miliardari e capi di Stato, tenutisi in gran segreto dalla rielezione di Trump alla Casa Bianca. La tanto agognata pace in Ucraina e il riassetto in Medio Oriente non sono altro che i primi test di un gioco di potere studiato per plasmare l’opinione pubblica mondiale.
I protagonisti di questo riassetto sono chiaramente gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e Israele, mentre la Turchia di Erdogan è costretta a fare buon viso a cattivo gioco, dopo aver ricevuto sostanziosi aiuti da Mosca e Riyadh per neutralizzare il tentativo di golpe del 2016. E tutto è ancora in divenire negli irrituali scambi di effusioni di queste ultime ore, tra Trump e il cinese Xi, con Taiwan che potrebbe diventare la prossima vittima designata. Con buona pace della vecchia Europa.
La «culla della civiltà» è ormai senza carte da giocare. Marginale, irrilevante, spettatrice, travolta da regole assurde da rispettare. Senza innovazione, senza petrolio, senza una difesa comune, senza politiche commerciali condivise e, soprattutto, senza una visione estera unitaria. Vecchio Continente? No, solo vecchio. Non aiuta nemmeno la demografia: l’età media in Europa è di 44,7 anni, mentre Cina (39), Usa (38,8), Arabia Saudita (32) e Israele (28,3) possono contare su popolazioni più giovani e dinamiche.
Nel frattempo, il mondo continua a girare e gli «altri» si accordano con tutti, dimenticando persino le tensioni più recenti. Trump e la Cina hanno riaperto un dialogo, nonostante la campagna elettorale Usa del 2016 fosse apertamente anti-Pechino. La Russia, dopo tre anni di ostracismo per l’invasione dell’Ucraina, è pronta a rientrare nel G7, che tornerebbe ad essere G8. Mohammad Bin Salman è tornato al centro della scena, con i leader mondiali che hanno archiviato l’episodio dell’omicidio del giornalista Khashoggi, fatto a pezzi e trasportato fuori dall’ambasciata in una valigia.
La «potenza di fuoco» di Bin Salman ha fatto miracoli: ha portato acqua nel deserto dell’Arabia Saudita e ora punta a liberare l’economia del Paese dalla morsa del petrolio. Con la sua «Saudi Vision 2030», tra mega progetti e stadi futuristici, il principe saudita sta investendo anche in intelligenza artificiale e cybersecurity. Non mancano, poi, accordi più curiosi, come quelli per fornire armi perfino alla Cina o investimenti che portano l’influenza saudita fino in Albania, dove il PIF – uno dei più grandi fondi sovrani con un patrimonio di 925 miliardi di dollari- finanzierà un resort di lusso per 2 miliardi di dollari, attraverso Affinity Partners (la società fondata nel 2021 da Jared Kushner, marito di Ivanka Trump). E, a proposito di progetti audaci, pare che si stia disegnando la «Riviera del Medio Oriente» sulla striscia di Gaza, con la benedizione del premier israeliano con parenti e amici di Mar a Lago a Palm beach in Florida. Se Trump agisce pervendettaverso quelli che pensa nemici – il suo discorso di Davos, nel gennaio scorso, ne è la prova- Bin Salman è guidato da puro pragmatismo. Lo capì già nel 2015, quando l’accordo sul nucleare iraniano, voluto da Barack Obama (Joint Comprehensive Plan of Action) a fronte di un alleggerimento delle sanzioni, spinse MBS a cercare nuovi alleati per il suo conAnni L’età media in Europa. In Cina è 39, mentre in Israele 28 solidamento internazionale. E fu così che, nello stesso anno, riconobbe il valore strategico di Matteo Renzi che, con lungimirante fiuto politico, lo sostenne prima ancora che diventasse principe ereditario.
Oggi Renzi torna sotto i riflettori: pare abbia recentemente incrociato Trump a Miami, mentre da tempo, attraverso la rete di Marco Carrai e Andrea Stroppa, si è avvicinato al mondo di Elon Musk. Quest’ultimo ormai protagonista geopolitico, oltre che tecnologico. Non pago di Starlink che stapubblicizzando massicciamente in Italia con abbonamenti a 40 euro al mese, e dell’AI sotto il suo controllo, con i suoi umanoidi, sta ora lavorando ad un nuovo ordine anche sul piano umano. E chi osa mettersi sulla sua strada, come i vertici dell’intelligence americana, viene fatto fuori.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è stato «disruptive», come direbbero gli americani. E i grandi fondi d’investimento di Wall Street, pur guardinghi, stanno ricalibrando le loro strategie. Intanto, il Deep State cerca il modo contenere il ciclone che sta spazzando via i vecchi equilibri tenuti a lungo dai democratici. L’asse USA -Arabia Saudita -Israele-Russia-Cina è ormai il pilastro del nuovo ordine mondiale. Con un unico nemico comune (quasi) a tutti: l’Iran. E se qualcuno pensa che far fuori Trump possa far saltare il sistema, è meglio che ripensi: il suo vice, JD Vance, è già in formazione e potrebbe persino superare il maestro. Trump è autentico sui generis, Vance è un progetto studiato a tavolino. Nel frattempo, mentre l’Europa sta alla finestra a guardare i movimenti strategici della Marina Usa nel Mediterraneo e verso l’Albania – un Paese ancora lontano dalla sua adesione all’Europa, ma un punto cardine nella cooperazione Nato come dimostrato dalla base aerea di Kuçovë inaugurata dal ministro della difesa Guido Crosetto nel marzo 2024 – il cuore del comando navale statunitense in Europa resta per ira la Naval Support Activity (NSA) Naples, situata presso l’aeroporto di Napoli-Capodichino, con oltre 50 comandi e circa 8.500 unità. In generale, mentre l’Europa continua a rimanere il convitato di pietra, nonostante i lodevoli sforzi di Giorgia Meloni, la prima a comprendere e ad adattarsi all’arrivismo frenetico di Trump, il Vecchio Continente, in attesa dei risultati elettorali in Germania, sembra aver scelto la via dell’isolamento, arroccato su egoismi e rivalità interne, come un anziano che ribadisce aprioristicamente il suo “no a tutto”, copyright Mario Draghi. È il de profundis finale per il progetto europeo dei padri fondatori, da De Gasperi ad Adenauer. Il mondo cambia, il potere che non dorme mai, si sposta.