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Dopo otto giorni dal ricovero di Papa Francesco al Policlinico Agostino Gemelli, finalmente ieri hanno parlato i medici. Non era mai accaduto, sia nelle precedenti degenze di Bergoglio che in tutte quelle di Giovanni Paolo II, che i bollettini diramati quotidianamente non fossero firmati dai sanitari che hanno in cura il pontefice, ma dalla Sala Stampa vaticana. Questo, senza ombra di dubbio, è stato il motivo per cui si sono diffuse nei giorni scorsi le voci più disparate.
Ieri, però, è arrivata la svolta: alle 17.30, nell’androne principale del Gemelli, si è svolto il primo briefing sulla salute del pontefice a cui hanno partecipato i medici che curano l’augusto paziente. Il professor Sergio Alfieri, primario di chirurgia interna del nosocomio romano che aveva già precedentemente operato Bergoglio nel 2021 e nel 2023, ha tenuto subito a precisare: «il Papa ha sempre voluto che dicessimo la verità». Perché non dirla dal primo giorno è però un mistero che resterà senza alcun dubbio nel dibattito inerente a questo ricovero papale. «Il Papa è di buonumore e fa battute. L’altro giorno gli ho detto: Buongiorno Santo Padre. E lui mi ha risposto: Buon giorno santo figlio. Tanto per dire», ha riferito Alfieri per sdrammatizzare. Ma poi, entrando nel concreto, ha dovuto ammettere che «Il Papa non è fuori pericolo», salvo poi smentirsi quando ha sottolineato: «non è in pericolo di vita, oggi è andato in cappella a pregare».
Che la situazione sia comunque complessa ora e che lo sarà in futuro lo certifica il passaggio successivo del chirurgo quando ha affermato, senza sottrarsi alla realtà, che «la malattia cronica rimane, il Papa lo sa, ha detto: “mi rendo conto che la situazione è grave”». Il professore ha voluto anche ricordare che «a volte gli manca il respiro e la sensazione non è piacevole per nessuno» specificando, però che «Francesco non è attaccato a nessun macchinario. Quando ha bisogno mette i naselli per un po’ di ossigeno, ma sta a respiro spontaneo e si alimenta». Insieme al professor Alfieri era presente il dottor Luigi Carbone, specializzato in Anatomia Patologica. Anche Carbone ha rinnovato il concetto che il pontefice non è ancora fuori pericolo ed è necessario «essere concentrati a superare questa fase qui. Vediamo tutti la tempra del Santo Padre, non è una persona che molla».
Papa Francesco, «resterà ricoverato almeno tutta la prossima settimana, si rimetterà e tornerà a Santa Marta. Io ragiono – ammette Alfieri – così non solo per lui, per tutti i miei pazienti. Poi quello che potrà fare dopo, in base alle sue condizioni, lo deciderà lui. Ovvio che continuerà ad avere le sue patologie croniche». Se però nei giorni scorsi era filtrata la raccomandazione che gli stessi medici avrebbero fatto al pontefice sulla necessità assoluta di non esporsi a correnti d’aria, a domanda specifica sull’Angelus di domani i professori hanno risposto: «Deciderà Papa Francesco». Un ennesimo controsenso che rischia ancora una volta di minare l’intera impalcatura comunicativa portata avanti fin qui.