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Mentre il mondo fatica a digerire le immagini della macabra messinscena architettata da Hamas per riconsegnare i corpi senza vita degli ostaggi restituiti ieri a Israele, a Milano la richiesta della Brigata ebraica e dell’Associazione Pro Israele di illuminare Palazzo Marino di arancione per ricordare i fratellini israeliani Bibas, rapiti dall’organizzazione politica palestinese islamista in un kibbutz e riportati cadavere a Tel Aviv, è sfumata in un nulla di fatto. Il sindaco Beppe Sala non ha aperto alla possibilità di ricordare i piccoli e, anzi, con una risposta fredda e secca, ha risposto: “Non credo che lo faremo. Ci sarebbero moltissimi motivi per continuare a illuminare (il Comune ndr). Direi che il problema è tenere posizioni politiche”. Un “frase troncata”, quella del primo cittadino, il cui intero significato non è però sfuggito a Tommaso Cerno, che ospite nell’edizione delle 19 del Tg4 è intervenuto con nettezza di parole sul tema.
Cosa bisogna leggere dietro alla decisione di non illuminare un palazzo in segno di vicinanza e di memoria al popolo israeliano? “Quella di Sala è una frase troncata. Dice ‘Dobbiamo tenere posizioni politiche’. Sì, dell’estrema sinistra, dei centri sociali. Queste sono le posizioni politiche che non vogliono illuminare Palazzo Marino”, ha scandito il direttore de Il Tempo. “Chi vuole i due popoli, dovrebbe riconoscere nelle democrazie e in chi si batte per loro il simbolo da ricordare”, ha continuato Cerno. Una scelta, quella di Sala, che certo non meraviglia il direttore del quotidiano romano: “Quest’anno, alla prima della Scala c’era lo sterco sulla bandiera ebraica. Non mi sembra di aver sentito una conferenza stampa indignata o di aver visto qualcosa di illuminato a Milano in segno di rispetto. Se due anni fa ci facevano la morale perché Ignazio La Russa non avrebbe potuto sedersi vicino a Liliana Segre, oggi è il governo che tiene dritta la linea tra democrazie e terrorismo”, ha ricordato Cerno.