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La prima a scatenarsi è l’eurodeputata Elisabetta Gualmini: “Aver mobilitato tutto il partito (democratico), tutti i circoli, tutti i dirigenti su un referendum che doveva ‘correggere gli errori del vecchio Pd’ si è rivelato un boomerang. Un referendum politico contro se stessi”. Una ricostruzione implacabile quella dell’esponente riformista: “Con quesiti rivolti al passato e pochissimo legati alle patologie del mercato del lavoro di oggi. Doveva essere uno sfratto a Meloni. Non pare vada cosi”. Il finale è di quelli che promettono battaglia: “Auguriamoci almeno una discussione franca magari anche con quelli del vecchio Pd”.
L’eurodeputata si permette una punta di perfidia: il vecchio Pd è proprio quello che la scanzonata Elly ha riposto in cantina. E che ora con il clamoroso flop delle urne si prende una sorta di rivincita.
D’altra parte Maurizio Landini da una parte, ed Elly Schlein dall’altra, sono i veri responsabili della disfatta in arrivo. Se Maurizio il rosso ha messo a disposizione la macchina, la segretaria Pd al volante, ha cercato fino all’ultimo il burrone in cui precipitare. Compreso l’ultimo atto: la sfilata per Gaza per allungare la campagna elettorale sui referendum. Con questi risultati di affluenza. Ora si apre un periodo di turbolenza, il primo vero dell’epoca Schlein.