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Monfalcone, Italia (forse). I fatti sono chiari. La comunità islamica (4000 persone circa) chiede e ottiene uno spazio per celebrare il rito della Festa del Sacrificio, un diritto garantito dalla Costituzione. I campi sportivi, vicini al Santuario della Marcellina, vengono messi a disposizione dalla parrocchia in uno spirito di apertura. Durante la preghiera, però, qualcuno decide di coprire la statua di Gesù, visibile nell’area. Non un gesto casuale, ma una scelta deliberata: nessun precetto islamico richiede di oscurare i simboli di altre religioni per pregare. Il telo, nero e ben sistemato, è lì da vedere: ostentato, brutale, provocatorio.
Allora qui bisogna dire almeno tre cose molto chiare e molto semplici. La prima: quella copertura schifosa della statua di Gesù non è un gesto isolato, bensì è espressione precisa di una volontà diffusa, che non abbraccia (forse) tutti gli islamici di Monfalcone ma certamente ne rappresenta la netta maggioranza. La seconda: i leader della comunità, siano essi autorevoli per ragioni religiose, economiche o politiche, sono doppiamente colpevoli, perché nulla hanno fatto per rimediare al gesto osceno di cui stiamo parlando. Anzi, per dirla tutta, ne sono i veri responsabili, non fosse altro per il fatto che si sono ben guardati dal togliere quel telo (e molto probabilmente hanno ordinato per tempo a qualcuno di metterlo: non posso provarlo, ma sono certo che è andata così). La terza: i predicatori della tolleranza e dell’integrazione sono la vera banda armata (dalla loro stupida ottusità) dell’integralismo islamico, perché non cogliendo i fondamentali di queste vicende continuano a parlare a vanvera di una «pacificazione» che vogliono ottenere facendo esattamente il contrario di ciò che serve. Mi spiego: rispetto vuol dire sapere dove vivi, a casa di chi ti trovi, quali sono le regole del gioco.
Se sei cristiano e vai a Riyad gestirai la tua fede religiosa sapendo che ti trovi in un luogo che impone regole diverse: adeguandoti mostri quel rispetto dovuto (e giusto) per la casa che ti ospita. Se invece sei musulmano e ti trovi in Italia ma scegli quotidianamente, pervicacemente, provocatoriamente comportamenti non rispettosi o, peggio, offensivi verso luoghi e persone, ecco che allora emerge la tua vera intenzione, che è quella di conquistare con la forza e la sopraffazione il centro della scena, il potere, il controllo della situazione.
È esattamente quanto frange NON minoritarie di molte comunità islamiche desiderano: prendersi una storica (e violenta) rivincita contro un Occidente che nel frattempo tende la mano al suo carnefice con un gesto di pace che è innanzitutto inutile, in secondo luogo ridicolo (ma sarebbe meglio dire tragico). Le dinamiche tra popoli e religioni si gestiscono con estremo rigore, senza fare sconti. Gli ayatollah (tanto diffusi a sinistra) del «volemose bene» sono, nei fatti, i migliori amici di Bin Laden e dei suoi nipotini.