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Il Pride dei paradossi. Quello che si è consumato a Roma sabato scorso. Con Donald Trump e Benjamin Netanyahu, tra gli altri, a testa in giù. Oltre alle volgarità esposte direttamente dal segretario di Più Europa, Riccardo Magi: «Giorgia Meloni amica dei “dick-tators”». Un gioco di parole che lambisce il sessismo, ancora più grave perché viene da un’area politica che si è sempre ritenuta particolarmente avanzata nel campo dei diritti. E sempre pronta a denunciare le altrui mancanze di rispetto.
Nelle vie della Capitale però è andata in scena anche una vera e propria gazzarra inconfondibilmente antisemita. Stile 25 aprile a Milano, con la Brigata Ebraica messa costantemente ai margini. Al Roma Pride la rissa si è scatenata contro Keshet Europe, la rete europea di persone e organizzazioni ebraiche Lgbtqia+, accolta al grido insistente di «assassini», «terroristi».
Ariel Heller, presidente di Keshet Europe la racconta così: «Fino all’arrivo per noi era stata una festa con provocazioni minime da parte pro Pal. Poi questa brutta sorpresa all’arrivo». E lo scontro verbale con il carro dell’Arci, gli insulti. «Come è evidente dai video, le dichiarazioni provenienti da quel carro rappresentano una forma chiara di odio antiebraico. Non si sono neanche scusati», spiegano da Keshet. «Hanno avuto il coraggio di chiederci di abbassare le nostre bandiere con simboli ebraici poi sono partiti i cori assassini, assassini. Ci siamo sentiti pesantemente minacciati», concludono.
Per il network, era il ritorno al Pride, nella scorsa edizione non avevano potuto partecipare per motivi di sicurezza. Insieme agli insulti verbali, gesti minacciosi, braccia allungate, a mimare una pistola puntata verso i manifestanti con la stella di David. Il tutto nella totale indifferenza del campo largo, ampiamente rappresentato nella manifestazione, impegnato d’altra parte ad offendere la Presidente del Consiglio.
Così la solidarietà a Keshet Europe arriva da Sinistra per Israele, l’associazione guidata da Emanuele Fiano e Aurelio Mancuso. «Ci appelliamo a tutta la sinistra politica e sociale, affinché sia fermata questa ondata di odio, che non può essere in alcun modo giustificata. Aspettiamo anche la condanna dell’Arci». Si unisce la vicepresidente del Parlamento Europeo: «Il Pride è uno spazio di libertà, inclusione e giustizia. Non può e non deve trasformarsi in un teatro di insulti e minacce». Per l’eurodeputata dem, Pina Picierno: «Oggi più che mai, è necessario opporsi con fermezza a ogni forma di antisemitismo, ovunque si manifesti». <QA0>
Ha qualcosa da dire anche il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto: «Noto con preoccupazione e dispiacere che simili violenze si stanno diffondendo e non possono essere giustificate in alcun modo».
Per la deputata di FdI Maddalena Morgante invece la manifestazione «ha assunto una chiara connotazione politica e ideologica, contro il buon senso e contro un governo democraticamente eletto». Insomma l’affermazione del nonsense. La parata si trasforma in un corteo con la kefiah, prevale l’odio politico e l’antisemitismo, nonostante che Israele sia l’unico Stato nel Medioriente ad accogliere i Pride. Quest’anno la parata di Tel Aviv doveva precedere quella romana, ed è stata annullata proprio per l’inizio del conflitto con l’Iran. Poco importa all’Arci e ai militanti Pro Pal, pronti a schierarsi persino con gli ayatollah, pur di dar contro a Israele e all’Occidente.