
-- Olvasási idő kb.: 1 perc és 42 másodperc
Una vera cattiveria, di quelle in grado di sfasciare una luna di miele tanto agognata. È che lei, la segretaria del Pd, si era messa in testa dall’inizio di essere «testardamente unitaria». Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Elly in pratica ha scelto di non vedere, e dire che l’infedeltà del leader 5 Stelle è sempre stata sotto gli occhi di tutti. Così Giuseppe Conte, proprio alla vigilia del maledetto fine settimana (oggi la sfilata per Gaza, da domani i referendum), ha tenuto a mettere in chiaro la situazione. A modo suo: a bruciapelo, ai microfoni di Un giorno da pecora, senza alcun ritegno per la collega del Nazareno. L’ha presa larga: «Non voglio una coalizione se poi, come successo con Prodi, si scioglie come neve al sole». Insomma cara Elly, patti chiari amicizia lunga. Poi la “goccia” cinese: «È sicuramente in grado e può certamente aspirare a Palazzo Chigi». Infine la doccia gelata, l’intervistatore gli chiede: «Allora sarà la Schlein la candidata premier?». Implacabile l’uomo di via di Campo Marzio: «Mi sembra un po’ prematuro, un tantino».
A questo punto entrano in scena i retroscena che da settimane agitano le buvette, rimbalzando tra un capannello e l’altro di quasi amici del campo largo. Il “perfido” Conte ha in mente un piano diabolico, copiato integralmente dai principi della rana bollita. Immergi la rana in acqua fredda, la fai adattare civilmente alla temperatura, con le buone maniere tipiche dell’ex premier. La temperatura continua implacabilmente a salire, la povera rana è sempre più indebolita. La fine è tristemente nota: la rana è dolorosamente bollita. Il fornello del M5S è già sul fuoco: i referendum sono la prima occasione per mettere in pratica il progetto. La “rana” del Nazareno ha assecondato fino in fondo Maurizio Landini, ha girato l’Italia per dare la buona novella: «Il Pd sono io, siamo molto cambiati». Lunedì pomeriggio quando arriveranno i dati sull’affluenza sapremo come è andata. Con una certezza: se l’asticella dovesse rimanere bassa, nessuno andrà a bussare alla porta di Giuseppe Conte. Le recriminazioni avranno un bersaglio prevalente: Elly Schlein. Il pentastellato ha poi un chiodo fisso: la Campania. «Vediamo come si comporterà la segretaria del Pd», si chiedono i parlamentari 5 stelle, che già storcono la bocca per quel canale di comunicazione che il Nazareno ha riaperto a Vincenzo De Luca.
All’ombra del Vesuvio, c’è da saldare una sorta di assegno in bianco: il Pd deve riconoscere ai “quasi” amici il candidato Presidente. Ovvero Roberto Fico. In mezzo c’è lo Sceriffo che vede come il fumo negli occhi l’ex Presidente della Camera. Tanto più dopo l’apertura di Fratelli d’Italia sul terzo mandato. Il conto per ora resta in sospeso. Spoiler? Questa diatriba si risolve solo con una cura da “cavallo”: primarie di coalizione. Intanto a Firenze, il M5S fa proseliti nella sua campagna contro Marco Carrai, console onorario di Israele: «Si dimetta dalla Fondazione pediatrica Meyer». Firenze per la Palestina, Assopace Palestina, Sanitari per Gaza, Sinistra progetto comune ed Avs annunciano una lettera al Governatore Eugenio Giani che sarà presentata mercoledì in piazza Duomo per chiedere un passo indietro all’imprenditore. Insomma l’apertura della stagione della “caccia”, Carrai è troppo “amico” di Israele. Un’altra grana per il Pd, ed un’altra provocazione degli alleati. Più che un matrimonio imminente, scene da un divorzio.