
-- Olvasási idő kb.: 1 perc és 37 másodperc
Come il richiamo della foresta. In pratica, se Giuseppe Conte chiama, il Pd docilmente segue. O comunque manda una delegazione: «Ci siamo anche noi». Stavolta, per una manifestazione ancora più tosta, “No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”, l’appuntamento è per sabato 21 giugno a Roma, partenza da piazzale Ostiense. Un corteo oltranzista che va ben oltre le posizioni del Partito Socialista Europeo, sfiorando la messa in discussione della Nato. Un tuffo nel passato che cancella la famosa intervista di Enrico Berlinguer sull’ombrello protettivo. Il prossimo corteo riassume tutte le più recenti fobie del campo largo: il riarmo europeo, Israele, gli Stati Uniti, Gaza e l’Iran come «Paese vittima di un attacco unilaterale». La casa del M5S e di AVS (oltre a tutto l’arcipelago Pro Pal) si presta un’altra volta ad accogliere il Nazareno. Non ci sarà Elly Schlein, impegnata nelle stesse ore ad Amsterdam in una riunione dei Verdi e dei socialisti; ci saranno molti esponenti della sua segreteria. Con il ramoscello d’Ulivo gentilmente offerto agli alleati radicali del campo largo. Era già successo per la sfilata di Giuseppe Conte ai Fori Imperiali, con il capogruppo in Senato Francesco Boccia in prima fila.
A fare da anfitrione è Angelo Bonelli: «La manifestazione contro il disarmo è importante, abbiamo un pianeta sull’orlo del precipizio». Il gemello ombra di Nicola Fratoianni risponde anche a Carlo Calenda, che in un’intervista al Tempo aveva chiuso senza mezzi termini con la sinistra: «Il leader di Azione sabato andrà al mare? Faccia pure, gli regalo l’abbronzante», replica Bonelli, provando il timbro ironico. La decisione del Nazareno di partecipare al raduno è altra benzina sul fuoco per la minoranza dem. È proprio l’eurodeputata Pina Picierno la prima a rispondere: durante una plenaria a Strasburgo sulla proposta di riarmo UE spaccò in due il partito. «È un corto circuito destinato a minare la nostra credibilità e a isolarci», ha obiettato ieri la vicepresidente del Parlamento Europeo. Un altro esponente della minoranza dem, il senatore Filippo Sensi, si limita ad annunciare che «non sarà presente». La deputata Lia Quartapelle dice invece al Tempo: «È cruciale partecipare alle decisioni europee sulla difesa per influenzarne gli esiti. Non parteciperò quindi ad una manifestazione che si chiama fuori da questo sviluppo dell’integrazione europea». Per il senatore Alessandro Alfieri: «Noi siamo per la difesa europea. Per farla devi investire più risorse nella sicurezza del nostro continente e fare riforme profonde». Un’altra profonda spaccatura in vista, quindi.
La politica internazionale e la collocazione decisa da Elly Schlein sono ormai il vero punto di rottura interno al Pd. La segretaria ha fatto proprio il grido di battaglia del M5S e di Avs, anche per ragioni di politica interna. Mettendo definitivamente dietro la lavagna i riformisti: una “punizione” che verrà sancita dall’assemblea nazionale di luglio. Un altro costo che il Nazareno ha messo in conto è l’isolamento italiano dentro il gruppo parlamentare dei socialisti europei. Il cappello sarà del M5S: «Scendiamo in piazza per dire no alla guerra in Ucraina alimentata dalle armi, no al genocidio in Palestina, no alla militarizzazione delle coscienze e delle scuole». Insomma, «aggiungi un posto a tavola, c’è un amico in più».