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Christian Solinas rompe il silenzio. L’ex presidente della Regione Sardegna ed ex senatore, oggi segretario del Partito Sardo d’Azione, interviene duramente sul caso giudiziario che coinvolge l’attuale governatrice Alessandra Todde (M5S), e non risparmia attacchi. Nel mirino di Solinas c’è il Movimento 5 Stelle, colpevole – a suo dire – di esercitare una «doppia morale». Ma il j’accuse si allarga anche alla situazione istituzionale dell’Isola: «Siamo in una fase di paralisi – denuncia – causata dalla mancata assunzione di responsabilità della presidente Todde». E’ opportuno ricordare che la Todde è accusata di presunte irregolarità nei finanziamenti e nelle spese sostenute dalla stessa governatrice durante la campagna per le regionali del febbraio 2024, poi vinte dalla stessa esponente del M5S.
Come valuta la vicenda giudiziaria che ha colpito la presidente Todde?
«Non provo certo soddisfazione nel vedere le istituzioni autonomistiche in una crisi così profonda. Avrei preferito che il giudizio sul governo Todde si fosse basato sull’inadeguatezza politica e amministrativa dei 5 Stelle alla guida della Regione, piuttosto che su vicende giudiziarie. Non entro nel merito dell’operato della magistratura, non l’ho mai fatto. Però è evidente la doppia morale dei 5 Stelle: un giustizialismo feroce quando si tratta degli altri, ma un garantismo improvviso quando tocca a loro. Hanno voluto leggi che penalizzano anche chi ha solo un rinvio a giudizio, ma oggi, davanti a una sentenza, diventano garantisti e attaccano la Commissione elettorale, composta da magistrati della Corte d’Appello».
Che impatto ha tutto ciò sulla Sardegna?
«È un danno enorme, non solo per la presidente Todde, ma per tutta l’isola. La Sardegna oggi vive in una situazione di incertezza istituzionale tale da impedire qualsiasi programmazione di medio o lungo termine. Nessuno, né nella burocrazia né nella società, ha fiducia nella durata della legislatura. Ogni giorno che passa è un giorno perso. Si diceva una volta: “tirare a campare”, ma qui il prezzo lo pagano i sardi. È una responsabilità politica grave che il Movimento 5 Stelle dovrà assumersi».
Lei è segretario del Partito Sardo d’Azione, chiederete le dimissioni della Todde?
«Non è la vicenda giudiziaria in sé il punto centrale. Per noi conta la politica. E politicamente, questa legislatura è morta. La Todde non ha mai presentato un’idea chiara di Sardegna né un progetto politico concreto. È questo il vero atto d’accusa, ed è per questo che noi continueremo la nostra battaglia politica».
Il 9 luglio è prevista un’udienza alla Corte Costituzionale: potrebbe rappresentare uno snodo decisivo?
«Sì, è prevista un’udienza, ma non è detto che da lì scaturisca immediatamente una decadenza della Todde. I tempi della giustizia sono lunghi. È probabile che si debba aspettare ancora un anno per una sentenza definitiva. Questo significa che la Sardegna continua a restare bloccata».
Lei accusa la giunta Todde di “poltronificio”…
«Mi riferisco a un sistema che distribuisce risorse pubbliche senza una visione, spesso per creare consenso. Abbiamo più soldi da spendere, sì, ma spesso vanno in consulenze inutili, incarichi ad amici, contributi a pioggia per sagre e associazioni. Non solo. Todde recentemente ha tolto il tetto di 400 mila euro annui che avevo fissato per le consulenze esterne in Regione, portandolo a 3 milioni. La Ragioneria dello Stato, inoltre, ha persino chiesto di impugnare la loro legge finanziaria per gravi irregolarità».
Guardando al futuro, è pronto a tornare in campo?
«No, assolutamente. Ho già fatto quell’esperienza. Come si diceva nella Prima Repubblica, ora faccio parte delle “riserve della Repubblica”. Oggi il mio ruolo è quello di dare un contributo alla riflessione politica e aiutare a costruire una proposta per la Sardegna, ma non ho ambizioni personali».
Qual è il suo messaggio per la Sardegna?
«La Sardegna merita un governo che fa, non che parla o sparla. Nei prossimi mesi parlerò ai sardi, riportando la verità dei fatti. Voglio un’isola con progetti veri, non con propaganda e clientelismo. La nostra comunità ha bisogno di risultati, non di promesse vuote».