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Rivendica la scelta di recarsi al seggio senza ritirare le cinque schede del referendum su lavoro e cittadinanza, allontana con decisione l’eventualità di una caduta del governo prima della fine della legislatura, rispedisce al mittente le critiche dell’opposizione sul decreto sicurezza, e rimarca il ruolo da protagonista dell’Italia in politica estera. Intervenendo alla seconda edizione de ‘Il giorno de La Verità’ a Palazzo Brancaccio, Giorgia Meloni replica punto su punto al centrosinistra a partire proprio dall’appuntamento con le urne in programma domenica e lunedì. La premier spiega di aver scelto di dire che andrà al seggio senza però votare “perché sono il presidente del Consiglio e penso sia giusto dare un segnale di rispetto nei confronti delle urne e dell’istituto referendario”.
“Dopodiché, con sfumature diverse, non condivido i contenuti dei referendum e, quando non si condividono i contenuti, c’è anche l’opzione dell’astensione perché come ci insegna un partito serio in Italia – afferma mostrando un foglio con sopra un vecchio slogan dei Ds in cui si invitava a non partecipare – non votare al referendum è un mio diritto, è un diritto di tutti. Rivendico questa decisione”. Non solo, l’inquilina di Palazzo Chigi aggiunge che “molti di quelli che mi redarguiscono per questa scelta sono stati al governo negli ultimi dieci anni, e se le materie che si pongono all’attenzione degli italiani fossero state così dirimenti, la sinistra quando governava poteva tranquillamente modificarle in Parlamento invece di chiedere di spendere 400 milioni di euro per interrogare gli italiani. Mi pare quindi una questione più interna alle varie correnti della sinistra, ma si cerca un nemico esterno per scaricare le responsabilità su di noi, ma gli italiani vedono la realtà delle cose”.
Dopo aver ribadito di essere “contrarissima a dimezzare i tempi della cittadinanza” perché la legge in Italia è “ottima”, Meloni si sofferma sulla tenuta dell’esecutivo. “Che si tenti di osteggiare il governo mi sembra la cosa più naturale del mondo, che ci si riesca mi pare oggi la cosa più difficile – confessa -. La maggioranza è compatta e lavora bene. E ne approfitto per dire che non ho bacchettato ministri o vicepremier. Troppo spesso vengono raccontate delle ricostruzioni di cose che non sono mai accadute. Ieri ho fatto una riunione ma non c’è stato alcuno screzio, non c’è stato nessuno che bacchettava nessuno, e soprattutto io non faccio la maestra. Sono fiera del lavoro dei miei ministri e particolarmente dei miei vice Matteo Salvini e Antonio Tajani”.
L’impegno perciò, è il messaggio alla sinistra, è fare “tutto quello che posso per arrivare alla fine di questa legislatura con questo governo, poi ovviamente non dipende solamente da me, ma sono ragionevolmente ottimista che le cose andranno così. È per me la sfida più grande che possiamo vincere”. Altro tema su cui non indietreggia davanti al pressing critico della minoranza è quello legato al dl sicurezza appena varato in Parlamento. “Ci accusano di autoritarismo ma l’autoritarismo è una contrazione delle libertà: quali sono le libertà che noi staremmo comprimendo? Quella di scippare la gente, occupare le case, truffare gli anziani? Se la sinistra le considera libertà, io sono contenta e fiera di stare dall’altra parte – attacca -. Per me possono fare tutti i cinema che vogliono, sono fiera di queste norme e penso ne servano anche delle altre”.