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La “nuova” indagine sull’omicidio di Chiara Poggi riparte dopo il primo round dell’incidente probatorio, durato sette ore, con due certezze in più: l’intonaco legato all’impronta 33 non c’è negli scatoloni dei reperti sui quali dovranno esprimersi due periti e undici consulenti e quella numero 10 non è insanguinata. Sono due punti che sembra possano essere letti a favore della difesa di Andrea Sempio. Non è spuntato, com’era prevedibile, l’involucro con l’intonaco grattato dal muro della villetta di Garlasco dove venne uccisa la ragazza di 26 anni. L’impronta trovata e analizzata dal Ris sulla parete destra non lontana da dove giaceva, sulle scale, il corpo di Chiara era già risultata negativa all’Obti test, l’esame più indicato per individuare tracce di sangue, nel 2007. La Procura e la difesa di Alberto Stasi erano però interessate ad analizzare l’intonaco per vedere se vi fosse sangue nei frammenti del muro dopo averla attribuita a Sempio. Nessun accertamento a questo punto potrà essere svolto.
L’impronta numero 10, trovata sulla parte interna della porta d’ingresso della casa, aveva sollecitato diverse suggestioni, tra cui quella che appartenesse al killer che avrebbe lasciato la villetta senza lavarsi le mani dopo il crimine. Ma l’Obti test, svolto oggi sotto lo sguardo dei periti nominati dalla giudice di Pavia, ha dato esito negativo.
Clima laborioso ma non privo di tensioni negli uffici della Polizia Scientifica nella Questura di Milano che ha ospitato l’incidente probatorio, il momento dell’inchiesta in cui viene affidato a esperti di genetica e tracce il compito di rendere più nitida la scena del delitto. Fuori aspettano non solo decine di cronisti ma anche molti curiosi per i quali la parola Garlasco è calamita di curiosità dopo mesi di dibattiti dedicati alla sorprendente riapertura del caso. C’è anche un breve giallo sull’esistenza o meno del verbale di sequestro della pattumiera di casa Poggi. Non si trova ma alla fine salta fuori rasserenando gli animi. Il bilancio finale della giornata segna l’analisi di più della metà della trentina di impronte da valutare che, si scopre, sono non su fascette para-adesive ma su fogli di acetilato. Un dettaglio che, a quanto riferisce chi se ne intende, cambia poco la sostanza. Su nessuna di queste impronte c’è sangue. Giovedì si riprende con i primi riscontri sulla spazzatura.