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Alberto Stasi potrà beneficiare della semilibertà. Lo ha deciso la Prima Sezione penale della Corte di Cassazione, dopo aver esaminato in camera di consiglio il ricorso proposto dalla Procura generale presso la Corte di appello di Milano, rigettando la richiesta di annullamento dell’ordinanza del 9 aprile 2025 che aveva concesso la misura alternativa della semilibertà ad Alberto Stasi. Nessuna violazione alle prescrizioni impostegli quindi e paradossalmente potrà rilasciare anche altre interviste giornalistiche. Stasi è stato condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, ed è detenuto in carcere dal 2015.
Il ricorso della Procura generale contestava la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano che, l’11 aprile scorso, aveva ammesso Stasi al regime di semilibertà. Tra le ostative alla concessione del beneficio, sollevate dalla Procura, c’era la mancata autorizzazione specifica concessa a Stasi per rilasciare un’intervista al programma televisivo ‘Le Iene’ il 30 marzo, durante un permesso premio che gli era stato concesso. La Procura sosteneva infatti che tale intervista non fosse stata autorizzata, configurando una violazione delle prescrizioni imposte ai detenuti semiliberi. In mattinata si è svolta un’udienza cartolare, senza la presenza delle parti in aula, durante la quale i giudici della Suprema Corte hanno analizzato il ricorso, le osservazioni della Procura generale e le memorie difensive degli avvocati di Stasi, Giada Bocellari e Antonio De Rensis.
Questi ultimi hanno sottolineato come non vi fosse stata alcuna violazione delle prescrizioni e hanno chiesto che il ricorso fosse dichiarato inammissibile nel merito. Accolta quindi la tesi degli avvocati difensori che hanno più volte sottolineato come Stasi abbia rispettato tutte le condizioni previste per ottenere la misura alternativa, dimostrando un percorso di reinserimento e una condotta conforme alle prescrizioni. La Procura generale, dal canto suo, ha invece insistito sulla necessità di una rigorosa applicazione delle regole per evitare che permessi premio o misure alternative siano utilizzate impropriamente. Con il rigetto del ricorso, quindi, la Corte di cassazione conferma, almeno per ora, la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano.
Sul fronte delle nuova indagini, dall’incidente probatorio trapela che sulla ‘traccia 10’ così come sulle altre impronte, circa 60, trovate e repertate nella villetta di Garlasco – dove è stata uccisa Chiara Poggi – non c’è Dna o ne è presente una quantità così minima da rendere quasi impossibile ipotizzare di poterne estrarre un profilo. Si tratta degli ultimi dati forniti dai periti ai consulenti nell’incidente probatorio della nuova inchiesta della Procura di Pavia che vede indagato per omicidio (in concorso) Andrea Sempio, amico del fratello della ventiseienne uccisa il 13 agosto 2007. La ‘traccia 10’ è stata trovata – già nel 2007 dai carabinieri del Ris di Parma – sulla parte interna della porta d’ingresso e per l’attuale procura non appartiene né a Sempio, né ad Alberto Stasi, l’allora fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere.
La traccia, secondo la nuova ricostruzione dei pubblici ministeri e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, sarebbe stata lasciata dall’assassino uscendo dall’abitazione con le mani sporche di sangue. Un’ipotesi investigativa già in parte smentita dall’assenza di sangue sull’impronta – l’Obti test nonostante abbia dato esito negativo verrà ripetuto su richiesta della difesa Stasi – e che ora data la quantità di Dna estratta dai fogli di acetato rende pressoché impossibile l’ipotesi di estrarne un profilo genetico con cui sostenere la tesi di più killer sulla scena del crimine. La difesa Stasi sperava di poter ricavare dall’impronta il secondo nome di chi, oltre a Sempio, avrebbe lasciato il suo Dna sulle unghie della vittima. Questi ultimi risultati, insieme agli esiti genetici raccolti sulla spazzatura conservata nell’abitazione di via Pascoli, saranno al centro del confronto di venerdì 4 luglio quando ci sarà un altro appuntamento dell’incidente probatorio che vedrà protagonisti i periti incaricati dalla giudice di Pavia Daniela Garlaschelli e i consulenti di parte, quelli della famiglia Poggi insieme agli esperti nominati da Sempio e Stasi.