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“Come si può pensare che un magistrato decide se un Paese è sicuro?”. Il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista al Corriere della Sera, smonta le motivazioni dei giudici Ue parlando del pronunciamento della Corte di Giustizia europea, spiegando che “alla lista lavorano tante persone tutto l’anno per valutare i vari parametri, con ambasciata e diplomatici. Non è una decisione individuale, non è un ministro che decide da solo. È frutto del lavoro dei ministri, Palazzo Chigi, Interni, ambasciatori, funzionari… Vogliamo mettere alla Farnesina un magistrato? Solo nelle dittature giudiziarie tutti sono sindacabili tranne i giudici, è una cosa da giacobini. Il giudice deve applicare la legge, non scegliere le destinazioni sicure. Questa non è certezza, ma incertezza del diritto”.
Sul nuovo Patto europeo per i migranti e l’asilo, che entrerà in vigore il giugno prossimo, Tajani aggiunge che “noi intendiamo andare avanti. Poi, c’è anche la possibilità che la Commissione decida di anticiparne i tempi”.
Tajani ha parlato anche di Medio Oriente. “Il riconoscimento” dello Stato di Palestina “è un atto formale importante, e noi siamo concretamente favorevoli. Ma oggi non ci sono i presupposti concreti per uno Stato palestinese. Dobbiamo costruire le condizioni per uno Stato che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele. La reciprocità non è secondaria. Gaza e Cisgiordania dovrebbero essere riunificate. Le Nazioni Unite potrebbero guidare una missione di caschi blu a guida araba per garantire la stabilità della Striscia, l’Italia sarebbe pronta a partecipare”, osserva il vicepremier. “Però non possiamo riconoscere qualcosa che di fatto non esiste, ripeto che il riconoscimento deve arrivare alla fine di un percorso, quando ci saranno tutti gli ‘ingredienti’ costituzionali di uno Stato – afferma – A settembre, all’Assemblea Onu se ne discuterà in maniera approfondita, ma intanto dobbiamo raggiungere il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”.